lunedì 2 settembre 2013

IL PD E I VALORI NON NEGOZIABILI

Alcuni mesi fa, ancor prima della campagna elettorale, risultava ancora molto acceso, sia nella componente cattolica del PD che nelle altre formazioni politiche di centro (Scelta Civica, Udc) e di destra (la componente ciellina del PdL), il dibattito su quali fossero i cosiddetti valori “non negoziabili” e su quali dovessero essere le rispettive posizioni a riguardo.
Mi sembra il caso di attualizzare il concetto di “valori non negoziabili”, visto il dibattito che si è aperto anche in seno al PD sull’opportunità o meno di riconoscere al pregiudicato Silvio Berlusconi il “diritto di difesa” (quasi che non gli fosse stato garantito nei tre gradi di giudizio conclusisi con la conferma della sua condanna a 4 anni di reclusione per frode fiscale), o di avallare la richiesta della Grazia, o ancora di acconsentire alle richieste di rinvio dell’esame del caso Berlusconi nell’apposita Giunta in Senato.
A questo proposito, non penso di forzare troppo la mano proponendo oggi, quale primo valore “non negoziabile” che il Partito Democratico dovrebbe tutelare a garantire a qualsiasi costo, il rispetto della legalità.

giovedì 1 agosto 2013

L'INTERVENTO di LAPO PISTELLI

Da settimane infuria - a partire dalle prime pagine dei giornali - il tema del Pd, del suo congresso e delle regole. Esattamente come l'anno scorso prima delle modifiche allo statuto, della competizione con Bersani ecc ecc.
La metto giù facile ma sincera.
Epifani sta facendo un ottimo lavoro. Guida con pazienza la barca, dimostra una tenacia tutta sindacale, sa come tutti noi che è difficile mostrare entusiasmo ideologico ad un governo di larga coalizione (non siamo ancora tutti tedeschi) ma sa perché è come siamo arrivati fin qui. E dato che non stiamo giocando a boccette, sa pure che il governo non ha alternative e sta pure guadagnando consenso in molti ambienti.
Letta è un eccellente uomo di governo. Si scherzi pure a lungo sul cognome e quant'altro fornisce l'ironia estiva, ma è difficile non notare la straordinaria capacità con cui calca la scena, incontra i leader internazionali, ottiene risultati in Europa. Chi non li vuole vedere dimostra proprio un atteggiamento pregiudiziale.
Poi c'è Renzi. Dico con estrema franchezza che nessuno è in grado di offrire a Matteo ciò che egli non sia capace di prendersi da solo. Ha dalla sua parte l'età, il talento e una forza comunicativa straripante che gli ha procurato un consenso perfino imbarazzante da parte dei corsivisti e dei pensosi commentatori italiani, in genere assai stitici in materia di complimenti. Potrei fermarmi qui ma vado oltre perché la barca del Pd è anche la mia.
Matteo sta pensando se candidarsi o meno alla guida del Pd. Se lo facesse risolverebbe un dubbio locale (non ricandidarsi a Firenze nel 2014) ma ne aprirebbe uno nazionale legato concretamente alla dinamica che è accaduta in Italia da quando il Pd esiste.

giovedì 25 luglio 2013

LE PAURE DEL PARTITO DEMOCRATICO

di Alessandro Crimella

Il PD, da quando è nato, ha un grande sogno: diventare una forza di Governo seria e innovativa.
Proprio per questo c’è da chiedersi: perché tanta paura nell’agire?
Se da un lato è vero che la campagna elettorale del 2008 ha lasciato lacune a livello formativo e organizzativo che ad oggi ci trasciniamo ancora, che hanno creato quei difetti che non riusciamo a superare, dall’altro lato però il PD sembra non tentare nemmeno quel passo in avanti, passo indispensabile per “diventare grande”.
Da qui comincia il mio ragionamento sulle paure interne.
Facendo attenzione, dal 2008 al 2011 il Partito Democratico dava l’impressione di aver paura a fare un’opposizione agguerrita, minacciata dalle continue e noiose accuse di “comunismo” che la maggioranza di allora costantemente lanciava a vanvera per zittirci.

Caduto il Governo di centrodestra ed entrando nella nuova maggioranza, non c’è stata però quella tenacia e decisione nel tentare di ottenere qualcosa di più dal Governo Monti. Perché se da un certo punto di vista era necessario dare appoggio costante a un Governo Tecnico, chiamato a sistemare una situazione nazionale drammatica, non è però così accettabile l’aiuto incondizionato concesso a Mario Monti e alla sua squadra, che ha portato ad accettare, senza esitare, anche situazioni non facilmente digeribili ai livelli più bassi del Partito.

lunedì 22 luglio 2013

IL DOCUMENTO DEL P.D. LOMBARDO : DALLA LOMBARDIA PER L'ITALIA

Questo vuole essere un indice ragionato, uno spunto per costruire un contributo condiviso del PD Lombardo per la discussione nazionale.
La traccia servirà da supporto per le discussioni nei circoli e nelle assemblee provinciali, poi emendato ed arricchito con contributi raccolti; il documento finale verrà infine discusso in direzione regionale e sarà consegnato ai candidati al congresso regionale e nazionale.
Si chiede agli iscritti, ai dirigenti e ai rappresentanti del PD Lombardo ad ogni livello di esprimersi e contribuire alla discussione a partire da alcuni snodi che riteniamo peculiari e dirimenti nella società lombarda:

§  Lombardia 2013
La Lombardia ha subito negli ultimi decenni un profondo cambiamento nella sua composizione sociale. Oggi l’invecchiamento costante della popolazione e i crescenti flussi migratori ci mettono di fronte a nuovi problemi, nuove aspettative e nuove esigenze,  in una Regione che sta vivendo contemporaneamente le conseguenze di due crisi: una economica sistemica e una istituzionale rappresentata dal congelamento della riforma in senso federale dello Stato.
Maroni e la Lega propongono come soluzione la trattenuta del 75% delle tasse sul territorio e l’istituzione della macroregione del Nord. Il PD deve ripartire da una riflessione approfondita delle ragioni della sconfitta e ricostruire un progetto per la Lombardia, partendo da una sua idea di società.

 §  Rapporto con piccola e media impresa
Credito, tassazione e normative sul lavoro, supporto a ricerca e internazionalizzazione: per noi lombardi, data la particolare storia della nostra regione, è cruciale dare risposte adeguate e credibili ai ceti produttivi, in particolare alle PMI e al settore dell’artigianato, mondi questi che quasi mai hanno considerato il centrosinistra un interlocutore. Dobbiamo avere la capacità di farci interpreti di tutto il mondo del lavoro, inteso proprio in senso ampio e inclusivo, anche dei lavoratori autonomi, per non essere percepiti esclusivamente come i rappresentanti di lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato e dei pensionati.

mercoledì 17 luglio 2013

CHI HA PAURA DEL CONGRESSO?


Stand-by
La grottesca vicenda-Quirinale, che nell’atto supremo dell’elezione del Presidente della Repubblica ha denunciato i pesanti limiti del PD nazionale, mi ha segnata: in aprile ho dato le dimissioni dagli organismi dirigenziali provinciali del PD di Lecco, per dissociarmi da comportamenti dei dirigenti nazionali e dei gruppi parlamentari che ho giudicato disonorevoli, non rispettosi dei doveri di rappresentanza nè dell’impegno di iscritti e militanti.
Da allora, politicamente parlando, sono in stand-by, in attesa di un chiarimento decisivo dell’identità e delle politiche di un partito cui abbiamo dedicato, noi iscritti e militanti, anche troppo tempo, se commisurato ai risultati. Nel frattempo ho provveduto, pur con qualche riluttanza, a rinnovare la tessera per il 2013, proprio per incidere su tutte le fasi congressuali.
Eccoci al giallo della fatidica data del congresso: discussa promessa rinviata garantita. Non fissata. Perché? Una volta stabilito (su questo la base almeno è unanime) che il chiarimento politico è prioritario e urgente - oltre che previsto dallo statuto per naturale scadenza - che cosa trattiene la dirigenza nazionale dal dire il giorno e por fine al cicaleccio?
Ce lo chiediamo in tanti, mentre si formano commissioni sulle regole congressuali, partono o fingono di partire cordate che tirano questo o quel candidato ed è in discussione lo statuto stesso del PD sulla questione non irrilevante della coincidenza del leader di partito con il candidato Presidente del Consiglio.

IN ATTESA DELLE REGOLE...IL DIBATTITO E' APERTO

IN ATTESA DELLE REGOLE

In attesa delle regole congressuali che dovrebbero essere  emanate entro la fine di questa settimana, anticipiamo quanto emerso nell’incontro organizzativo regionale del 12 luglio scorso che possiamo sintetizzare così:

La prima fase locale :  interesserà i circoli e la federazione provinciale e demanda la possibilità di voto degli organismi dirigenti  ai soli iscritti al P.D. che hanno rinnovato nel 2013 e ai nuovi iscritti alla data che verrà definita dal Nazionale

La fase nazionale : è concordato in maniera probabilmente definitiva il ricorso a Primarie aperte per l’elezione del Segretario. Da decidere la data  per la presentazione delle candidature. Sembra ormai certa la separazione tra segretario e candidato premier, senza vietarne  la possibilità di candidarsi.

La fase regionale : non è ancora stata definito  se sarà legata o meno al nazionale e quali saranno le modalità di elezione dei relativi organismi dirigenti.



IL DIBATTITO E’ APERTO!

Avviamo quindi il confronto verso il Congresso, sapendo che , la prima fase  locale, apparentemente svincolata dalle tesi nazionali, nel momento che si avranno le candidature,  l’ iniziale apparente “ neutralità “, difficilmente potrà sottrarsi dal confronto sui temi nazionali. Nel gruppo di lavoro per il Congresso, abbiamo deciso di iniziare  la discussione pubblicando l’ intervento di Agnese Mascellani che ci auguriamo possa essere uno stimolo per un dibattito sul futuro del Partito e sulle sfide che ci aspettano. Nel volantino che accompagna l’apertura del Blog, “ IL PD CHE VORREMMO “ abbiamo riportato alcuni “ richiami “  tratti dai documenti  preparati e letti nell’Assemblea dei Circoli da nostri iscritti, ed è  probabilmente  anche quello che  milioni di nostri elettori si aspettano da noi.



Il Resp. Organizzazione

Ferdinando De Capitani 

venerdì 12 luglio 2013

IL CONTRIBUTO DEL CIRCOLO P.D. DI OSNAGO

1) Il circolo di Osnago ritiene che il segretario debba obbligatoriamente  dedicarsi al Partito e quindi abbia un ruolo diverso dal premier. Si ritiene poi che il Candidato PD che verrà proposto come candidato premier nelle  primarie di coalizione vada scelto per tempo e  promosso molto tempo prima  delle primarie e delle elezioni.


2) Il circolo di Osnago invece non ha una posizione univoca sul ruolo degli  iscritti nei congressi. Certamente almeno a livello locale e provinciale sarebbe opportuno che votino solo gli iscritti, accettando iscrizioni fino al  momento del voto. Chiunque assuma ruoli nel partito deve essere iscritto. A livello nazionale se da una parte si ritiene che sarebbe formalmente coerente che il segretario di un partito venga eletto dai soli iscritti, dall’altra è evidente che in questo momento è necessario che il congresso diventi occasione di allargamento e di inclusione per cui sarebbe importante non perdere l’ occasione per permettere di partecipare alle primarie anche ai simpatizzanti e ai potenziali elettori non iscritti. Ciò permetterebbe anche di evitare problemi con gestioni delle tessere poco trasparenti.