Alcuni mesi fa, ancor prima della campagna elettorale, risultava ancora molto acceso, sia nella componente cattolica del PD che nelle altre formazioni politiche di centro (Scelta Civica, Udc) e di destra (la componente ciellina del PdL), il dibattito su quali fossero i cosiddetti valori “non negoziabili” e su quali dovessero essere le rispettive posizioni a riguardo.
Mi sembra il caso di attualizzare il concetto di “valori non negoziabili”, visto il dibattito che si è aperto anche in seno al PD sull’opportunità o meno di riconoscere al pregiudicato Silvio Berlusconi il “diritto di difesa” (quasi che non gli fosse stato garantito nei tre gradi di giudizio conclusisi con la conferma della sua condanna a 4 anni di reclusione per frode fiscale), o di avallare la richiesta della Grazia, o ancora di acconsentire alle richieste di rinvio dell’esame del caso Berlusconi nell’apposita Giunta in Senato.
A questo proposito, non penso di forzare troppo la mano proponendo oggi, quale primo valore “non negoziabile” che il Partito Democratico dovrebbe tutelare a garantire a qualsiasi costo, il rispetto della legalità.
lunedì 2 settembre 2013
giovedì 1 agosto 2013
L'INTERVENTO di LAPO PISTELLI
Da
settimane infuria - a partire dalle prime pagine dei giornali - il tema
del Pd, del suo congresso e delle regole. Esattamente come l'anno
scorso prima delle modifiche allo statuto, della competizione con
Bersani ecc ecc.
La metto giù facile ma sincera.
Epifani
sta facendo un ottimo lavoro. Guida con pazienza la barca, dimostra una
tenacia
tutta sindacale, sa come tutti noi che è difficile mostrare entusiasmo
ideologico ad un governo di larga coalizione (non siamo ancora tutti
tedeschi) ma sa perché è come siamo arrivati fin qui. E dato che non
stiamo giocando a boccette, sa pure che il governo
non ha alternative e sta pure guadagnando consenso in molti ambienti.
Letta
è un eccellente uomo di governo. Si scherzi pure a lungo sul cognome e
quant'altro
fornisce l'ironia estiva, ma è difficile non notare la straordinaria
capacità con cui calca la scena, incontra i leader internazionali,
ottiene risultati in Europa. Chi non li vuole vedere dimostra proprio un
atteggiamento pregiudiziale.
Poi
c'è Renzi. Dico con estrema franchezza che nessuno è in grado di
offrire a Matteo
ciò che egli non sia capace di prendersi da solo. Ha dalla sua parte
l'età, il talento e una forza comunicativa straripante che gli ha
procurato un consenso perfino imbarazzante da parte dei corsivisti e dei
pensosi commentatori italiani, in genere assai stitici
in materia di complimenti. Potrei fermarmi qui ma vado oltre perché la
barca del Pd è anche la mia.
Matteo
sta pensando se candidarsi o meno alla guida del Pd. Se lo facesse
risolverebbe
un dubbio locale (non ricandidarsi a Firenze nel 2014) ma ne aprirebbe
uno nazionale legato concretamente alla dinamica che è accaduta in
Italia da quando il Pd esiste.
giovedì 25 luglio 2013
LE PAURE DEL PARTITO DEMOCRATICO
di Alessandro Crimella
Il PD, da quando è nato, ha un grande sogno: diventare una forza di
Governo seria e innovativa.
Proprio per questo c’è da chiedersi: perché tanta paura nell’agire?
Se da un lato è vero che la campagna elettorale del 2008 ha lasciato
lacune a livello formativo e organizzativo che ad oggi ci trasciniamo ancora,
che hanno creato quei difetti che non riusciamo a superare, dall’altro lato
però il PD sembra non tentare nemmeno quel passo in avanti, passo
indispensabile per “diventare grande”.
Da qui comincia il mio ragionamento sulle paure interne.
Facendo attenzione, dal 2008 al 2011 il Partito Democratico dava
l’impressione di aver paura a fare un’opposizione agguerrita, minacciata dalle
continue e noiose accuse di “comunismo” che la maggioranza di allora
costantemente lanciava a vanvera per zittirci.
Caduto il Governo di centrodestra ed entrando nella nuova maggioranza,
non c’è stata però quella tenacia e decisione nel tentare di ottenere qualcosa
di più dal Governo Monti. Perché se da un certo punto di vista era necessario
dare appoggio costante a un Governo Tecnico, chiamato a sistemare una
situazione nazionale drammatica, non è però così accettabile l’aiuto
incondizionato concesso a Mario Monti e alla sua squadra, che ha portato ad
accettare, senza esitare, anche situazioni non facilmente digeribili ai livelli
più bassi del Partito.
lunedì 22 luglio 2013
IL DOCUMENTO DEL P.D. LOMBARDO : DALLA LOMBARDIA PER L'ITALIA
Questo vuole essere un indice ragionato, uno spunto per costruire un
contributo condiviso del PD Lombardo per la discussione nazionale.
La traccia servirà da supporto per le discussioni nei circoli e nelle
assemblee provinciali, poi emendato ed arricchito con contributi raccolti; il
documento finale verrà infine discusso in direzione regionale e sarà consegnato
ai candidati al congresso regionale e nazionale.
Si chiede agli iscritti, ai dirigenti e ai rappresentanti del PD Lombardo
ad ogni livello di esprimersi e contribuire alla discussione a partire da
alcuni snodi che riteniamo peculiari e dirimenti nella società lombarda:
§
Lombardia 2013
La Lombardia ha subito negli ultimi decenni un profondo cambiamento nella
sua composizione sociale. Oggi l’invecchiamento costante della popolazione e i
crescenti flussi migratori ci mettono di fronte a nuovi problemi, nuove
aspettative e nuove esigenze, in una
Regione che sta vivendo contemporaneamente le conseguenze di due crisi: una economica
sistemica e una istituzionale rappresentata dal congelamento della riforma in
senso federale dello Stato.
Maroni e la Lega propongono come soluzione la trattenuta del 75% delle
tasse sul territorio e l’istituzione della macroregione del Nord. Il PD deve
ripartire da una riflessione approfondita delle ragioni della sconfitta e
ricostruire un progetto per la Lombardia, partendo da una sua idea di società.
§ Rapporto con piccola e media impresa
Credito, tassazione e normative sul lavoro, supporto a ricerca e
internazionalizzazione: per noi lombardi, data la particolare storia della
nostra regione, è cruciale dare risposte adeguate e credibili ai ceti
produttivi, in particolare alle PMI e al settore dell’artigianato, mondi questi
che quasi mai hanno considerato il centrosinistra un interlocutore. Dobbiamo
avere la capacità di farci interpreti di tutto il mondo del lavoro, inteso
proprio in senso ampio e inclusivo, anche dei lavoratori autonomi, per non essere
percepiti esclusivamente come i rappresentanti di lavoratori dipendenti con
contratto a tempo indeterminato e dei pensionati.
mercoledì 17 luglio 2013
CHI HA PAURA DEL CONGRESSO?
Stand-by
La
grottesca vicenda-Quirinale, che nell’atto supremo dell’elezione del Presidente
della Repubblica ha denunciato i pesanti limiti del PD nazionale, mi ha
segnata: in aprile ho dato le dimissioni dagli organismi dirigenziali
provinciali del PD di Lecco, per dissociarmi da comportamenti dei dirigenti
nazionali e dei gruppi parlamentari che ho giudicato disonorevoli, non
rispettosi dei doveri di rappresentanza nè dell’impegno di iscritti e militanti.
Da
allora, politicamente parlando, sono in stand-by, in attesa di un chiarimento
decisivo dell’identità e delle politiche di un partito cui abbiamo dedicato,
noi iscritti e militanti, anche troppo tempo, se commisurato ai risultati. Nel
frattempo ho provveduto, pur con qualche riluttanza, a rinnovare la tessera per
il 2013, proprio per incidere su tutte le fasi congressuali.
Eccoci al
giallo della fatidica data del congresso: discussa promessa rinviata garantita.
Non fissata. Perché? Una volta stabilito (su questo la base almeno è unanime)
che il chiarimento politico è prioritario e urgente - oltre che previsto dallo
statuto per naturale scadenza - che cosa trattiene la dirigenza nazionale dal
dire il giorno e por fine al cicaleccio?
Ce lo
chiediamo in tanti, mentre si formano commissioni sulle regole congressuali,
partono o fingono di partire cordate che tirano questo o quel candidato ed è in
discussione lo statuto stesso del PD sulla questione non irrilevante della
coincidenza del leader di partito con il candidato Presidente del Consiglio.
IN ATTESA DELLE REGOLE...IL DIBATTITO E' APERTO
IN ATTESA DELLE REGOLE
In attesa
delle regole congressuali che dovrebbero essere emanate entro la fine di questa settimana,
anticipiamo quanto emerso nell’incontro organizzativo regionale del 12 luglio
scorso che possiamo sintetizzare così:
La prima fase locale : interesserà
i circoli e la federazione provinciale e demanda la possibilità di voto degli
organismi dirigenti ai soli iscritti al
P.D. che hanno rinnovato nel 2013 e ai nuovi iscritti alla data che verrà
definita dal Nazionale
La fase nazionale : è concordato in maniera probabilmente definitiva il ricorso a
Primarie aperte per l’elezione del Segretario. Da decidere la data per la presentazione delle candidature. Sembra
ormai certa la separazione tra segretario e candidato premier, senza vietarne la possibilità di candidarsi.
La fase regionale : non è ancora stata definito se sarà legata o meno al nazionale e quali
saranno le modalità di elezione dei relativi organismi dirigenti.
IL DIBATTITO E’ APERTO!
Avviamo
quindi il confronto verso il Congresso, sapendo che , la prima fase locale, apparentemente svincolata dalle tesi
nazionali, nel momento che si avranno le candidature, l’ iniziale apparente “ neutralità “,
difficilmente potrà sottrarsi dal confronto sui temi nazionali. Nel gruppo di
lavoro per il Congresso, abbiamo deciso di iniziare la discussione pubblicando l’ intervento di
Agnese Mascellani che ci auguriamo possa essere uno stimolo per un dibattito
sul futuro del Partito e sulle sfide che ci aspettano. Nel volantino che
accompagna l’apertura del Blog, “ IL PD CHE VORREMMO “ abbiamo riportato alcuni
“ richiami “ tratti dai documenti preparati e letti nell’Assemblea dei Circoli
da nostri iscritti, ed è probabilmente anche quello che milioni di nostri elettori si aspettano da
noi.
Il Resp.
Organizzazione
Ferdinando
De Capitani
venerdì 12 luglio 2013
IL CONTRIBUTO DEL CIRCOLO P.D. DI OSNAGO
1) Il circolo
di Osnago ritiene che il segretario debba obbligatoriamente dedicarsi al Partito e quindi abbia un ruolo
diverso dal premier. Si ritiene poi che il Candidato PD che verrà proposto come
candidato premier nelle primarie di
coalizione vada scelto per tempo e promosso molto tempo prima delle primarie e delle elezioni.
2) Il circolo di Osnago invece non ha una
posizione univoca sul ruolo degli iscritti
nei congressi. Certamente almeno a livello locale e provinciale sarebbe
opportuno che votino solo gli iscritti, accettando iscrizioni fino al momento del voto. Chiunque assuma ruoli nel partito
deve essere iscritto. A livello nazionale se da una parte si ritiene che
sarebbe formalmente coerente che il segretario di un partito venga eletto dai
soli iscritti, dall’altra è evidente che in questo momento è necessario che il
congresso diventi occasione di allargamento e di inclusione per cui sarebbe
importante non perdere l’ occasione per permettere di partecipare alle primarie
anche ai simpatizzanti e ai potenziali elettori non iscritti. Ciò permetterebbe
anche di evitare problemi con gestioni delle tessere poco trasparenti.
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