giovedì 1 agosto 2013

L'INTERVENTO di LAPO PISTELLI

Da settimane infuria - a partire dalle prime pagine dei giornali - il tema del Pd, del suo congresso e delle regole. Esattamente come l'anno scorso prima delle modifiche allo statuto, della competizione con Bersani ecc ecc.
La metto giù facile ma sincera.
Epifani sta facendo un ottimo lavoro. Guida con pazienza la barca, dimostra una tenacia tutta sindacale, sa come tutti noi che è difficile mostrare entusiasmo ideologico ad un governo di larga coalizione (non siamo ancora tutti tedeschi) ma sa perché è come siamo arrivati fin qui. E dato che non stiamo giocando a boccette, sa pure che il governo non ha alternative e sta pure guadagnando consenso in molti ambienti.
Letta è un eccellente uomo di governo. Si scherzi pure a lungo sul cognome e quant'altro fornisce l'ironia estiva, ma è difficile non notare la straordinaria capacità con cui calca la scena, incontra i leader internazionali, ottiene risultati in Europa. Chi non li vuole vedere dimostra proprio un atteggiamento pregiudiziale.
Poi c'è Renzi. Dico con estrema franchezza che nessuno è in grado di offrire a Matteo ciò che egli non sia capace di prendersi da solo. Ha dalla sua parte l'età, il talento e una forza comunicativa straripante che gli ha procurato un consenso perfino imbarazzante da parte dei corsivisti e dei pensosi commentatori italiani, in genere assai stitici in materia di complimenti. Potrei fermarmi qui ma vado oltre perché la barca del Pd è anche la mia.
Matteo sta pensando se candidarsi o meno alla guida del Pd. Se lo facesse risolverebbe un dubbio locale (non ricandidarsi a Firenze nel 2014) ma ne aprirebbe uno nazionale legato concretamente alla dinamica che è accaduta in Italia da quando il Pd esiste.

Nel 2007, la leggenda sostiene oramai che Veltroni segretario (e candidato premier) accelerò la caduta di Romano Prodi assai più delle interviste di Bertinotti, delle indagini su casa Mastella, della corruzione contante di gentiluomini alla De Gregorio. Si sostiene cioè che un segretario/candidato premier risolve un'anomalia italiana ma mette la fregola addosso al candidato accorciando la vita del governo in carica. E se il governo lo guida uno dei tuoi, questo è ovviamente un problema.
Nel 2009, Bersani si candidò con la medesima regola, ma a Palazzo Chigi sedeva Berlusconi, assai poco incline a sloggiare in virtù del risultato delle primarie del Pd. Bersani conosceva l'automatismo segretario/candidato premier ma non lo forzò alla caduta di Berlusconi due anni dopo,  preferendo prima  sostenere il governo tecnico di Monti invece che andare a elezioni anticipate e poi dando la disponibilità a rimettere in gioco il suo ruolo davanti alla sfida di Renzi non dando per scontato alcun automatismo. Vinse le primarie, non vinse le elezioni. La coincidenza delle due funzioni lo spinse a dimettersi anche dalla funzione di segretario.
Ed oggi eccoci qui, con un sistema politico tripolare (non più bipolare) e con una forma partito da reinventare dopo la fine del finanziamento pubblico.
Serve un segretario a tempo pieno per sostenere il governo Letta in questi due anni, per gestire il semestre europeo, per fare le riforme costituzionali, per gestire il cambio di sistema e di partito ? La mia risposta è si.
Il segretario del Pd può essere automaticamente il candidato premier di uno schieramento più ampio, senza nuove primarie di coalizione ? La mia risposta è no. Fra 18 mesi serviranno comunque nuove primarie.
Se anche esistesse un automatismo, cosa dimostra l'esperienza Bersani ? Che una nuova primaria allarga il consenso, legittima una scelta, può essere una partenza per una futura campagna elettorale.
Si può essere candidati segretario e poi correre anche da premier ? Ovviamente sì.
Si può non essere segretario e poi candidarsi premier ? Ancora ovviamente sì.
Può essere invece che il ruolo di segretario - senza dovere e volere subito mettere in mora il proprio premier accelerando la fine di una legislatura senza riforme - si tradurrebbe in un ruolo più costretto, più angusto, da carabiniere della stabilità invece che da mago dell'invenzione politica ? Penso di sì.
Può essere che questo ruolo stia stretto a Matteo e che da lì nasca il dubbio se correre o no, se essere un attore della fine anticipata di una legislatura senza riforme, se essere colui che stacca una spina che nemmeno Berlusconi staccherà in caso di conferma della condanna ? Penso ancora di sì.
Questo - a me pare - sia il vero, legittimo dubbio di un candidato, Matteo,  che vincerà qualsiasi competizione voglia oggi tentare.
Se questo è vero, come penso, tutto il resto - ed è tanta roba - è panna mediatica cucinata da cuochi pasticcioni. I dibattiti sui  social network, gli strilli sui presunti golpe, la contrapposizione quotidiana fra teoremi elaborata dai due principali giornali. Tutta cattiva politica, per me.
Matteo è più che una risorsa. Piaccia o non piaccia, è il fidanzato d'Italia. Non sappiamo se poi metterà le corna al Pd o al Paese, se alla forma seguirà la sostanza, ma la sua ascesa sembra oggi irresistibile.
Il dubbio che lo assilla è un dubbio serio. Cosa farsene di un partito. In quale relazione metterlo con questo governo. Come far combaciare le larghe intese (che non piacciono) con le sue frequentazioni trasversali (che piacciono). Come coinvolgere e reclutare esperienze e capacità che gli serviranno per governare il Paese senza farsi intrappolare dalla retorica della rottamazione. Come tenere in tiro le molte fidanzate che ha rinviando di due anni la data del matrimonio. Come fidarsi di un segretario "altro" da lui che non lo costringa poi a una nuova telenovela sulla data e sulle regole di primarie di coalizione al tempo dovuto.
Non so se i dichiaranti a getto continuo, i battutisti del Pd, quelli che Letta ha chiamato i "fighetti" hanno chiaro lo scenario o fingono di non averlo capito. Io credo che Matteo lo abbia invece molto chiaro.
Spero che nelle poche vacanze di questa estate si chiarisca le idee e poi proceda. Liberandosi in un senso e nell'altro di una cortina fumogena di chiacchiere, che non fa altrimenti vedere la vera natura della posta in gioco.


Nessun commento: