lunedì 2 settembre 2013

IL PD E I VALORI NON NEGOZIABILI

Alcuni mesi fa, ancor prima della campagna elettorale, risultava ancora molto acceso, sia nella componente cattolica del PD che nelle altre formazioni politiche di centro (Scelta Civica, Udc) e di destra (la componente ciellina del PdL), il dibattito su quali fossero i cosiddetti valori “non negoziabili” e su quali dovessero essere le rispettive posizioni a riguardo.
Mi sembra il caso di attualizzare il concetto di “valori non negoziabili”, visto il dibattito che si è aperto anche in seno al PD sull’opportunità o meno di riconoscere al pregiudicato Silvio Berlusconi il “diritto di difesa” (quasi che non gli fosse stato garantito nei tre gradi di giudizio conclusisi con la conferma della sua condanna a 4 anni di reclusione per frode fiscale), o di avallare la richiesta della Grazia, o ancora di acconsentire alle richieste di rinvio dell’esame del caso Berlusconi nell’apposita Giunta in Senato.
A questo proposito, non penso di forzare troppo la mano proponendo oggi, quale primo valore “non negoziabile” che il Partito Democratico dovrebbe tutelare a garantire a qualsiasi costo, il rispetto della legalità.

Se da un lato il segretario Epifani ha, sin dal giorno della lettura del verdetto della Cassazione, affermato che le sentenze “si rispettano, si applicano, si eseguono”, spiace però un tantino (mi si conceda l’eufemismo) sentire e leggere le dichiarazioni di alcuni autorevoli esponenti del PD, quale ad esempio Violante, già presidente della Camera e soprattutto della commissione parlamentare antimafia, che nell’esternare inopportuni segnali di “apertura” a Berlusconi, autorizzano i tirapiedi del condannato di Arcore a giustificare le loro richieste spudorate.

Qual è il problema di Violante? Forse non si sente molto in sintonia con la posizione espressa dal segretario del suo partito?
Se lui, o altri esponenti del PD, o addirittura altre alte figure istituzionali (vorrei quasi arrivare a citare il capo dello Stato…) ritengono di avere motivi che non consentono loro di mantenere la posizione ferma suggerita da Epifani, abbiano il buon gusto e la coscienza di togliersi d’impiccio (e quindi dimettersi), anziché creare imbarazzo con dichiarazioni nocive o con silenzi ancora più imbarazzanti.
Perché se la soluzione forse pensata da Napolitano e dai vertici del centro sinistra, finalizzata a continuare l’esperienza di governo e la legislatura, dovesse invece essere quella che sta emergendo in questi giorni, ossia la creazione di una maggioranza alternativa in sostegno a Letta indipendente da PdL e da Grillo (in che altro modo si può leggere, altrimenti, la nomina proprio in questo momento dei 4 nuovi senatori a vita, insieme alle dichiarazioni di alcuni parlamentari del M5S che sarebbero disposti ad appoggiare un nuovo governo PD senza Berlusconi?), a costo però di mettere in secondo piano la decadenza del condannato di Arcore e quindi togliendo la priorità alla garanzia della legalità… Beh, se così fosse, sarebbe nientemeno che un ulteriore rafforzamento del “berlusconismo”: quel modo di far politica dove, pur di fare gli interessi di qualcuno, si può negoziare tutto. Anche i valori.
Se così fosse, sarebbe davvero la fine del PD. Ed in tal caso si lascino perdere slogan ipocriti come “Con noi per un’Italia giusta”, o cose del genere.


Marco Longoni
Coordinatore circondario oggionese

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