Il PD, da quando è nato, ha un grande sogno: diventare una forza di
Governo seria e innovativa.
Proprio per questo c’è da chiedersi: perché tanta paura nell’agire?
Se da un lato è vero che la campagna elettorale del 2008 ha lasciato
lacune a livello formativo e organizzativo che ad oggi ci trasciniamo ancora,
che hanno creato quei difetti che non riusciamo a superare, dall’altro lato
però il PD sembra non tentare nemmeno quel passo in avanti, passo
indispensabile per “diventare grande”.
Da qui comincia il mio ragionamento sulle paure interne.
Facendo attenzione, dal 2008 al 2011 il Partito Democratico dava
l’impressione di aver paura a fare un’opposizione agguerrita, minacciata dalle
continue e noiose accuse di “comunismo” che la maggioranza di allora
costantemente lanciava a vanvera per zittirci.
Caduto il Governo di centrodestra ed entrando nella nuova maggioranza,
non c’è stata però quella tenacia e decisione nel tentare di ottenere qualcosa
di più dal Governo Monti. Perché se da un certo punto di vista era necessario
dare appoggio costante a un Governo Tecnico, chiamato a sistemare una
situazione nazionale drammatica, non è però così accettabile l’aiuto
incondizionato concesso a Mario Monti e alla sua squadra, che ha portato ad
accettare, senza esitare, anche situazioni non facilmente digeribili ai livelli
più bassi del Partito.