Da
settimane infuria - a partire dalle prime pagine dei giornali - il tema
del Pd, del suo congresso e delle regole. Esattamente come l'anno
scorso prima delle modifiche allo statuto, della competizione con
Bersani ecc ecc.
La metto giù facile ma sincera.
Epifani
sta facendo un ottimo lavoro. Guida con pazienza la barca, dimostra una
tenacia
tutta sindacale, sa come tutti noi che è difficile mostrare entusiasmo
ideologico ad un governo di larga coalizione (non siamo ancora tutti
tedeschi) ma sa perché è come siamo arrivati fin qui. E dato che non
stiamo giocando a boccette, sa pure che il governo
non ha alternative e sta pure guadagnando consenso in molti ambienti.
Letta
è un eccellente uomo di governo. Si scherzi pure a lungo sul cognome e
quant'altro
fornisce l'ironia estiva, ma è difficile non notare la straordinaria
capacità con cui calca la scena, incontra i leader internazionali,
ottiene risultati in Europa. Chi non li vuole vedere dimostra proprio un
atteggiamento pregiudiziale.
Poi
c'è Renzi. Dico con estrema franchezza che nessuno è in grado di
offrire a Matteo
ciò che egli non sia capace di prendersi da solo. Ha dalla sua parte
l'età, il talento e una forza comunicativa straripante che gli ha
procurato un consenso perfino imbarazzante da parte dei corsivisti e dei
pensosi commentatori italiani, in genere assai stitici
in materia di complimenti. Potrei fermarmi qui ma vado oltre perché la
barca del Pd è anche la mia.
Matteo
sta pensando se candidarsi o meno alla guida del Pd. Se lo facesse
risolverebbe
un dubbio locale (non ricandidarsi a Firenze nel 2014) ma ne aprirebbe
uno nazionale legato concretamente alla dinamica che è accaduta in
Italia da quando il Pd esiste.